Il Papa si dimette. Troppi non vogliono scendere

di Saverio Lodato – 12 febbraio 2013
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Il Papa si dimette. Il Papa è stanco. Il Papa non riesce più a guidare in acque sicure la barca di Pietro. I vaticanisti ci ricordano che occorre tornare a 700 anni fa per trovare il precedente di Celestino V che “fece il gran rifiuto”. Ed è inevitabile rincorsa agli aggettivi per definire l’accaduto: “epocale”, “rivoluzionario”, “inedito”, “eccezionale”, “straordinario”. Ma perché l’accaduto?

Perché il Papa è malato. No, il Papa sta benissimo. Il Papa ha deciso nella triste solitudine della sua coscienza. Neanche per sogno, si è trattato di un “fulmine a ciel sereno”. Il Papa ha voluto mettere la Chiesa di fronte a un fatto compiuto. Non è vero. Era una decisione che, per quanto sofferta, aveva già preso da un anno. E chi doveva sapere, sapeva. La Chiesa non può essere colta alla sprovvista dal gesto perentorio del suo stesso Papa.

E come dovrà essere chiamato il Papa un attimo dopo che non lo sarà più? E un Papa che smette di essere Papa, si sgrava per sempre dal fardello di continuare, in qualche modo, a fare il Papa? Retrocederà alla condizione di teologo, sia pure eminente? O smetterà, con qualsiasi strumento, di dialogare con il mondo?

Non sappiamo. Son tutte questioni sia di forma sia di sostanza alle quali, essendo i piccoli uomini che siamo, non sappiamo davvero rispondere. Altri saranno convinti di riuscirci.

Ma per quanto dentro un orizzonte angusto, nella scelta di questo Papa di dimettersi da quell’altezza – e con decisione non più impugnabile da qualcuno – vediamo giganteggiare l’uomo.

Quello stesso uomo di cui ci parla Pico della Mirandola in apertura del suo discorso intorno a “La dignità dell’uomo”: “Ho letto, reverendissimi Padri, nelle memorie degli Arabi che Abdalla Saraceno, interrogato su quale fosse l’oggetto più ammirevole fra quanti appaiono nello scenario, per così dire, del mondo, rispose che nessuno se ne vede più mirabile dell’uomo. Concorda con questo giudizio l’altro di Mercurio: Gran Meraviglia, o Asclepio, è l’uomo”.

Non sempre, però.

Ché son tanti, troppi, quelli che, da altezze assai meno siderali, di scendere non hanno alcuna intenzione.

Saverio Lodato

Tratto da: rivoluzionecivile.it