Il Movimento cinque stelle e la ricerca dei mandanti esterni

di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo
27 febbraio 2013

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Su tutti i giornali impazza la vittoria di Beppe Grillo e del Movimento cinque stelle. Sui ragazzi che compongono l’M5s nulla da dire, anzi. Siamo di fronte a persone oneste impegnate da anni sul territorio. Conosciamo personalmente molti componenti del M5s siciliano e li stimiamo davvero per le loro importanti battaglie. In questo caso, però, c’è da porsi una serie di domande sul futuro politico che li attende.
Quando abbiamo deciso di sostenere Antonio Ingroia e il suo movimento Rivoluzione Civile lo abbiamo fatto con convinzione, nella continuità di un progetto contro la mafia che cambiava solamente veste. Le battaglie antimafia di Ingroia magistrato proseguivano perfettamente all’interno del percorso professionale di Ingroia politico. Ci siamo immediatamente riconosciuti nel suo programma elettorale che intendeva realizzare una rivoluzione civile “per attuare i principi di uguaglianza, libertà e democrazia della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza”.

Anche noi volevamo una nuova politica antimafia che avesse come obiettivo ultimo “non solo il contenimento ma l’eliminazione della mafia” e questo perché allo stesso modo eravamo e siamo convinti che la mafia debba essere colpita “nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con gli altri poteri, a partire da quello politico”. Abbiamo subito condiviso lo spirito di Rivoluzione Civile che poneva ai primi posti del suo programma il “totale contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione, il ripristino del falso in bilancio e l’inserimento dei reati contro l’ambiente nel codice penale sono azioni necessarie per liberare lo sviluppo economico”. E allo stesso modo abbiamo sposato la loro tesi che mirava all’incandidabilità dei condannati e di chi è rinviato a giudizio per reati gravi, finanziari e contro la pubblica amministrazione. Abbiamo apprezzato notevolmente la proposta di Antonio Ingroia relativa al sequestro e alla successiva confisca patrimoniale qualora i capitali accertati siano in odore di tangenti e palesemente spropositati rispetto al reddito dichiarato. E soprattutto abbiamo constatato la grandezza “rivoluzionaria” della sua proposta di legge “Ingroia-La Torre” che prevedeva l’istituzione dell’Alto commissariato per l’acquisizione dei beni di provenienza criminale. Abbiamo auspicato anche noi un Paese capace di destinare il fatturato annuo delle mafie di 150 miliardi di euro in beni pubblici e reddito minimo per i disoccupati, così come aveva illustrato Ingroia nel suo progetto di rinnovamento. E infine, abbiamo sognato anche noi l’istituzione di una commissione parlamentare sulle stragi del ’92/’93 e sulla trattativa Stato-mafia di cui lo stesso Ingroia si è fatto promotore. Tutto questo però è stato bloccato sul nascere da un voto osceno e da una censura nei confronti di Rivoluzione Civile messa in atto trasversalmente da potenti e da ominicchi.
Al di là del fatto che Ingroia ha detto che il progetto di Rivoluzione Civile continuerà ad andare avanti c’è da capire chi si farà carico di queste battaglie – ora – all’interno del Parlamento. Scartando il centrosinistra nei confronti del quale le speranze rasentano lo zero (per il centrodestra non è nemmeno il caso di ipotizzarlo) non resta che il movimento di Beppe Grillo. Ma il Movimento cinque stelle quanto sarà intenzionato a lavorare sul progetto dell’eliminazione della mafia? Quanto sarà intenzionato all’istituzione di una commissione parlamentare sulle stragi del ’92/’93 e sulla trattativa Stato-mafia? E quanto sarà intenzionato il M5s alla creazione dell’Alto commissariato per l’acquisizione dei beni di provenienza criminale e alla proposta di legge Ingroia-La Torre? Le principali emergenze che Ingroia aveva focalizzato ruotano attorno a questi interrogativi. L’Italia è una nazione sotto ricatto politico-mafioso. Il movimento cinque stelle sarà in grado di liberarla? E soprattutto lo vorrà fare? Al di là dei proclami di Beppe Grillo servono risposte urgenti, servono fatti e non parole. Solamente dalle loro prossime azione potremo giudicare l’onestà e la concretezza del movimento di Grillo. E la lotta alla mafia non ammette ritardi.

E’ notizia di ultimora che la Corte di Cassazione ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Antonio Ingroia per le dichiarazioni che l’ex pm aveva rilasciato in merito alla decisione della Consulta di distruggere i nastri delle intercettazioni telefoniche tra Napolitano e Mancino. Per il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, le dichiarazioni di Antonio Ingroia hanno “vilipeso la Corte costituzionale e leso il prestigio e la reputazione dei suoi componenti”. Ma qui di “vilipesa” c’è solo la dignità di un magistrato che ha dimostrato coraggio nel voler accettare una sfida contro un sistema politico completamente marcio e di una parte del popolo italiano che si è vista preclusa – per il momento – la possibilità di liberare il proprio Paese dal laccio mafioso.

FONTE:ANTIMAFIADUEMILA