L'EUROPA A SCUOLA DI ANTIMAFIA IN ITALIA

di Anna Petrozzi e Lorenzo Baldo

L'Europa a scuola di Antimafia in Italia

 

 
La neo Commissione Parlamentare Antimafia Europea in trasferta in Italia per un tour di tre intense giornate è approdata questa mattina a Palermo. Una full immersion scandita dalle efficienti regole protocollari europee trasposte per l’occasione nell’Aula Magna della corte d’Appello del Tribunale siciliano.
I delegati, assistiti da interpreti parlamentari (in almeno 5 lingue), hanno ascoltato e interrogato esperti, specialisti e protagonisti della lotta alla mafia italiana suddivisi in quattro “pannelli” di confronto.

I lavori, condotti dalla presidente Sonia Alfano, si sono protratti fino a metà pomeriggio quando l’intera delegazione si è spostata a Corleone per incontrare i referenti locali di Libera.
La prima parola è stata delle Istituzioni. A fare gli onori di casa il presidente della Corte d’Appello Vincenzo Olivieri seguito dall’Avvocatura generale rappresentata dal giudice De Francisci. A fornire un preliminare sguardo d’insieme dell’azione repressiva del fenomeno mafioso sono stati il procuratore capo Francesco Messineo e i vertici delle forze dell’ordine che con i magistrati sono impegnati in prima linea nel contrasto a Cosa nostra dal punto di vista strettamente militare e sul versante della criminalità economica. Il questore Nicola Zito, il comandante provinciale della guardia di Finanza Stefano Screpanti e il prefetto Umberto Postiglione hanno esposto luci e ombre della loro azione sul campo rispondendo alle numerose domande dei consiglieri europei e mettendo ancora una volta il dito sulla piaga aperta della scarsità di risorse.
Con il secondo giro di relatori si sono toccati gli aspetti più delicati della lotta alla potenza mafiosa: i sistemi criminali e la nuova frontiera del “capitalismo misto” frutto della commistione tra capitali legali e illegali, sempre più difficili da disgiungere, e l’abbraccio venefico tra organizzazioni criminali e politica che ha contaminato i luoghi della pubblica amministrazione dai piccoli comuni fino ai vertici della nazione.
Sono stati il procuratore generale di Caltanissetta Roberto Scarpinato e il gup Pier Giorgio Morosini ad addentrarsi in questi vischiosi terreni con una dovizia di esempi e dati tale da indurre i componenti della Commissione a richiedere di poter disporre delle loro relazioni come documenti su cui basare i propri lavori.
Determinanti anche gli interventi del procuratore capo di Caltanissetta Giovanni Salvi e del sostituto procuratore della Dda di Messina Angelo Cavallo che assieme ai già citati colleghi e con alcuni membri italiani del Crim hanno dibattuto di delicate questioni legislative sui “limiti” del concorso esterno e dei termini della prescrizione.
Non è mancata la prevedibile nota polemica sulla spinosa questione “trattativa” sollevata dalle precise domande dell’onorevole Borghezio al procuratore Messineo cui si è opposto, quale difensore d’ufficio della vecchia nomenclatura della prima repubblica, l’onorevole Gargani che, con il consueto rispetto del lavoro dei magistrati impegnati in questo delicatissimo processo, ha negato tout court l’esistenza di qualsivoglia “trattativa” beffandosi in un sol istante delle sentenze di Cassazione. (Indiscrezioni raccontano che questa mattina l’onorevole avrebbe ricevuto la piacevole visita del vecchio collega Calogero Mannino, casualmente uno degli imputati al processo in questione. A pensar male si fa peccato, ma…. ).
Allo sgomento manifestato da alcuni delegati di fronte al quadro restituito dai vari relatori l’Italia ha risposto con gli esempi della società civile rappresentata da Addiopizzo, dal Centro Studi Pio La Torre, dall’Osservatorio Placido Rizzotto e con le straordinarie storie dei testimoni di giustizia e dei familiari delle vittime della violenza mafiosa.
Virtuosismi che danno anima e corpo alla pur fredda eccellenza della nostra legislazione antimafia giustamente considerata un faro per l’Europa intera che solo ora, con pericoloso ritardo, si accorge del sistema criminale globalizzato diventato un enorme soggetto economico da cui non si può più prescindere.
La dignità, la forza e la trasparenza di Piera Aiello, Ignazio Cutrò, Giuseppe Carini, Rosina Benvenuto e di Giulio Francese, figlio del grande giornalista Mario Francese, hanno profondamente colpito i commissari che per voce del Presidente Alfano e dell’onorevole Rita Borsellino hanno assunto il compito di audire il Ministro degli Interni italiano sul tema e di adoperarsi perché l’assurda e scandalosa condizione dei testimoni sia finalmente risolta nel rispetto delle leggi vigenti e soprattutto del patto etico che questi cittadini modello hanno sottoscritto con la loro scelta di grande civiltà.
Domani la CRIM sarà a Roma per confrontarsi con la Commissione Antimafia nostrana e non vi è dubbio che sarà un appuntamento di un certo interesse.
“Il nostro obiettivo – ha ribadito in conclusione la presidente Alfano – è arrivare ad un testo unico antimafia per tutta Europa. La nostra delegazione in Italia segna un passaggio fondamentale per il nostro lavoro. Le informazioni fornite nell’ambito delle audizioni dai relatori sono di straordinaria rilevanza e saranno molto utili. Sono certa che serviranno per il prosieguo della nostra attività. Per questo – ha proseguito – mi sento di dire che non si tratta di una visita meramente simbolica.
Non si può non sottolineare, tuttavia, che questa giornata è pregna di sentimenti di gratitudine nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per combattere il crimine organizzato di stampo mafioso. Nei confronti di queste persone, le migliori che il nostro Paese abbia conosciuto, abbiamo un debito enorme”. “Con il nostro lavoro stiamo cercando di rendere onore a tutti loro e di evitare che altri debbano subire la stessa terribile violenza da parte delle mafie”.

Fonte:Antimafiaduemila