Il gattopardo vincerà ancora?

di Giorgio Bongiovanni – 17 febbraio 2012
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Secondo Daniela Santanché intervistata, non si sa bene a che titolo, su questioni di mafia e antimafia da Klaus Davi, il pm Di Matteo dovrebbe subire un’ispezione da parte del CSM. La ragione? Il suo libro, scritto con il giornalista Loris Mazzetti, “Assedio alla toga” nel quale, secondo la parlamentare, chiamata a commentare estratti del testo scelti appositamente fuori dal contesto dallo pseudo giornalista, si evincerebbe chiaramente la linea politicizzata che ispira il magistrato nell’esercizio delle sue funzioni.

Farneticazioni a parte che lascio ai più duri di stomaco approfondire (YouTube) mi preoccupano molto di più le dichiarazioni rilasciate ieri dal capo dello Stato il quale, piuttosto che tuonare contro i condannati in Parlamento, non perde occasione per rimproverare i magistrati. Che con la loro “esposizione mediatica” contribuiscono a “disorientare i cittadini”. Proprio lui che nel gennaio 2010 inviava ad Anna Craxi una lettera di lodi per il povero statista, un ladro latitante, condannato in via definitiva, un criminale!! Chi è che disorienta chi? (Istigazione a delinquere)
É davvero inquietante in questo paese osservare il ripetersi dei drammi della storia, del perpetuarsi ciclico delle tragedie greche. Che in questo caso vedono quali vittime sacrificali la gente innocente e  uomini giusti.
La cosa incredibile, un po’ macabra, forse anche un po’ mistica, è il riproporsi pedissequo delle trame a dispetto di attori e scenari che mutano con il mutare delle epoche. Identici sono spesso anche gli epiloghi.
Il potere costituito che per il tramite dei suoi servi, giullari di corte, libellisti e saltimbanchi (nella versione moderna si leggano politici prezzolati, uomini delle istituzioni infedeli, mafiosi con incarichi istituzionali, leccapiedi, escort transitate in Parlamento, ecc..ecc..) mette in atto l’ infallibile schema: criticare, ridicolizzare, far riprendere dai superiori, far isolare e poi far eliminare.
Lungi da me, sia ben chiaro, pensare alla bella signora Santanché come ad uno strumento del potere poiché ella non sa ne quello che dice ne quello che fa e quindi va perdonata, ma la questione si sta facendo davvero troppo seria per perdere tempo dietro a lei.
Piuttosto vedo che alcuni magistrati, giusto un pugno, rispetto agli ottomila che compongono l’ordine giudiziario, sparsi fra le procure italiane e impegnati soprattutto nella lotta alla criminalità organizzata, vengono costantemente presi di mira. Tra questi ve ne sono due sempre più spesso messi all’indice: il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Nino Di Matteo, entrambi alla procura di Palermo e titolari di delicatissime indagini sulle inconfessabili relazioni tra stato e mafia.
Stia attenta la democrazia e attenti tutti noi cittadini, se questa volta la tragedia greca dovesse ripetersi difficilmente ci potremo risollevare. Sarà il crollo delle nostre istituzioni già marce nelle fondamenta e sarà la morte seconda della democrazia che non vedrà nessun vincitore tra oppressori e oppressi. Sarà la barbarie di qualche autoritarismo senza idee.
La mafia uccide gli uomini dello Stato che lo Stato ha lasciato soli.
La mafia uccide i magistrati che con coraggio e abnegazione cercano e trovano la verità sulla collusione tra lo stato, Cosa Nostra, criminalità organizzata in genere.
Oggi l’inchiesta più importante, a mio giudizio, contro il potere e la mafia è senz’altro quella sulla cosiddetta “trattativa” intercorsa tra cosa nostra e lo stato sin dagli inizi degli anni ‘80 e   che ha avuto il suo momento più drammatico con le stragi 92-93 e che oggi è in fase conclusiva e definitiva.
Fermare quei magistrati che potrebbero, con gli strumenti della verità e della giustizia, fare saltare il tavolo del “gioco grande” è prioritario per il nuovo potere della “terza repubblica” in fase embrionale.  Quindi l’assassinio dei giudici Ingroia e Di Matteo o di uno dei magistrati della procura palermitana o della procura nissena sarebbe auspicabile perché destabilizzerebbe apparentemente il sistema. Il governo Monti o quello successivo (poco cambia) interverrebbe con autorità rafforzando le forze dell’ordine nella cattura del latitante Messina Denaro e di altri. In sostanza, così come disse il boss Piddu Madonia in carcere, così come disse Riina ai suoi compari boss, ci sarebbe “il solito bau.bau dello stato e della gente” e poi tutto passa, tutto si sistema e tutto cambia perchè nulla cambi.
Ma oggi ci siamo noi cittadini, noi “babbi e picciriddi” che forse, se ci unissimo veramente tutti  potremmo fermare il male in Sicilia e in Italia.
Credete? Non credete?
Per chi lo avesse dimenticato qui in Sicilia c’e’ un proverbio popolare, quasi divino, che recita: “u Signuruzzu (Gesu’) aiuta e babbi e i piccciriddi”
Io ci credo.

Fonte:Antimafiaduemila