Il Parlamento Europeo approva il rapporto sulla ''criminalita' organizzata e le mafie nell'UE''

di Lorenzo Baldo – 25 ottobre 2011
Image

 

 

 

Strasburgo. E’ indubbiamente una grande vittoria per l’eurodeputata dell’Idv, Sonia Alfano, promotrice del rapporto sulla “criminalità organizzata e le mafie nell’UE”. Così come per i cosiddetti “relatori ombra” Jan Philipp Albrecht, Rosario Crocetta, Salvatore Iacolino, Timothy Kirkhope, Cornelis de Jong.
Una vittoria per tutti i familiari di vittime di mafia, per i testimoni di giustizia e per tutti coloro che sognano un mondo senza mafia. Sono bastati pochi minuti in seduta plenaria per approvare a larghissima maggioranza questa dettagliatissima relazione che propone all’Europa una lotta alle mafie più incisiva e mirata  (584 sì, 6 no, 48 astenuti). Il rapporto si va ad inserire all’interno di una strategia di sicurezza interna di cui l’on. Rita Borsellino ha l’incarico di valutare l’attuazione. Il lungo iter burocratico concluso positivamente oggi inizia nel mese di maggio del 2010 (il lavoro iniziale di ricerca era iniziato nei mesi precedenti) quando Sonia Alfano si incontra con il Commissario agli affari interni Cecilia Malmstrom per sottoporle un’analisi sul fenomeno mafia in Europa unitamente alla proposta di uno studio approfondito sul danno economico che le organizzazioni di stampo mafioso arrecano ai paesi UE . Quel giorno l’on. Alfano deposita una specifica interrogazione scritta. Quattro mesi dopo in sede di riunione dei coordinatori della commissione libertà pubbliche, giustizia ed affari interni (LIBE), il gruppo liberale e democratico al Parlamento europeo (ALDE) ribadisce, su richiesta della stessa Alfano, di elaborare una relazione sulla criminalità organizzata nell’Unione europea. Il 7 ottobre 2010 i coordinatori dei gruppi politici in sede di commissione LIBE decidono di accogliere la proposta del gruppo dei liberali e democratici  e nominano relatrice la stessa Alfano. L’obiettivo della relazione, concertata con istituzioni, magistrati, forze dell’ordine, centri di ricerca e ONG, è quello di spingere l’Europa a scrivere un testo legislativo antimafia comune ai 27 Stati membri, che si avvicini il più possibile alla legislazione italiana, indubbiamente la più completa e all’avanguardia sull’argomento. Tra i primi punti l’introduzione del reato di associazione mafiosa in tutti i paesi europei, così come l’istituzione di una normativa comune in materia di sequestro e confisca dei beni riconducibili, direttamente o indirettamente, alla mafia. Il 29 e 30 marzo 2011 al Parlamento europeo a Bruxelles Sonia Alfano organizza un hearing dal titolo “Verso una strategia dell’Unione Europea per il contrasto al crimine organizzato transnazionale”. Si tratta di un momento di confronto e dibattito nell’ambito della relazione sulla criminalità organizzata nell’Ue nel quale si confrontano diversi rappresentanti delle istituzioni europee e internazionali competenti in materia di contrasto al crimine organizzato come Eurojust, Europol, Oerting, l’Interpol, l’Unodc ed altri. Uno dopo l’altro si susseguono i procuratori provenienti da 18 direzioni distrettuali antimafia per discutere di una strategia per la lotta al crimine organizzato transnazionale. Il 12 aprile la Commissione Europea, il Consiglio e i gruppi politici presenti al Parlamento Europeo approvano la presentazione del progetto di risoluzione del Parlamento Europeo sulla criminalità organizzata nell’Unione Europea. Un mese dopo il progetto di relazione per il contrasto al crimine organizzato viene ufficialmente depositato insieme a tutti gli emendamenti modificativi e integrativi. Il 29 settembre la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni al Parlamento Europeo approva la relazione di Sonia Alfano. A distanza di poco più di un mese il rapporto viene finalmente approvato definitivamente. La strada verso l’attuazione di un testo legislativo antimafia comune ai 27 Stati membri è ancora lunga, ma almeno è tracciata. Nelle tribune riservate ai visitatori ci sono anche alcuni familiari di vittime di mafia come Roberta Iannì insieme ai testimoni di giustizia Valeria Grasso e Ignazio Cutrò che ascoltano con emozione l’esito della votazione. La figlia di Beppe Alfano, l’indomito giornalista assassinato da Cosa Nostra nel ’93, ha dedicato anche a loro la sua relazione, così come a suo padre, a tutti i testimoni di giustizia, alle vittime di mafia e ai loro familiari, ai magistrati e alle forze dell’ordine che hanno pagato con la vita l’impegno contro la mafia e a quelli che instancabilmente continuano a combatterla.
Fonte:Antimafiaduemila

ARTICOLI CORRELATI

Parlamento Europeo: al voto il rapporto sulla criminalita’ organizzata nell’Unione Europeadi Sonia Alfano

Relazione sulle mafie: dedicata a chi le ha combattute e le combatte
di Sonia Alfano

Responsabilità democratica della strategia di sicurezza interna e Ruolo di Europol, Eurojust e Frontex

In seguito all’adozione del Programma di Stoccolma (10 dicembre 2009) il Consiglio ha adottato, nel febbraio 2010, la Strategia di sicurezza interna per l’Unione europea. Vi hanno fatto seguito, tra l’altro, i lavori del Comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna (COSI, articolo 71 del trattato FUE) e la comunicazione della Commissione sulla Strategia di sicurezza interna, adottata il 22 novembre 2010, che enuncia concrete proposte di azione.
In linea con le disposizioni del trattato di Lisbona, i temi che richiedono una riflessione approfondita sul ruolo dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo in questo nuovo scenario sono in particolare: i metodi di valutazione della minaccia a livello UE, la definizione delle priorità di intervento, l’instaurazione di collegamenti con le strategie di sicurezza nazionali e la strategia di sicurezza esterna dell’Unione europea, preservando la “clausola” del “rispetto reciproco” prevista dall’articolo 40 del trattato UE.
In questo contesto si dovrebbe prestare particolare attenzione al ruolo delle agenzie europee che operano nel settore della sicurezza, quali Europol, Eurojust e Frontex, evidenziando la vigilanza parlamentare su questi ultimi.
La vigilanza parlamentare è chiaramente radicata nel trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che già prevede il coinvolgimento dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nella valutazione delle politiche dell’UE concernenti lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia (articolo 70 del trattato FUE), la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna dell’UE (articolo 71 del trattato FUE), nonché la valutazione di Eurojust (articolo 85 del trattato FUE) e il controllo di Europol (articolo 88 del trattato FUE).
Due anni dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, l’UE è ancora lungi dall’instaurare un quadro giuridico solido per garantire la vigilanza parlamentare. Di conseguenza, le politiche di sicurezza dell’UE evolvono di fatto senza alcuna vigilanza e valutazione parlamentare strutturata e significativa, ad eccezione di interventi limitati nel momento in cui si devono stabilire misure legislative.
In questa situazione insoddisfacente il Parlamento europeo ha convocato una riunione interparlamentare di commissione(1) nell’ottobre 2010, in cui sono state discusse varie proposte e raccomandazioni, tra cui la proposta di istituire una regolare valutazione congiunta dell’evoluzione di queste politiche nonché delle suddette agenzie dell’Unione europea.
Nel 2011 si è proposto di fare il punto sulle misure già adottate o raccomandate dal Consiglio e dalla Commissione(2), come pure su varie misure di attuazione, come la definizione di un Ciclo politico europeo, nonché un quadro di cooperazione rafforzata per le agenzie e gli organi dell’UE che operano in questo settore (SITCEN, EUROPOL, EUROJUST E FRONTEX).

Info: Strategia di sicurezza interna dell’UE