Alla Camera va in scena l'attacco alla giustizia

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di Aaron Pettinari – 6 aprile 2011
“Della prescrizione breve non so nulla. E’ un’iniziativa individuale sbagliata, la ritiriamo”. Con queste parole il premier Silvio Berlusconi rassicurava gli italiani in merito alla riforma della giustizia nei primi giorni di marzo. Allo stesso modo, immediatamente dopo il disastro nucleare di Fukushima, invitava i suoi a non parlare di nucleare…

…per non alimentare polemiche che si sarebbero potute ripercuotere sulla campagna elettorale delle prossime amministrative.
Due temi tanto diversi, nucleare e giustizia, quanto delicati. E se il primo è rinviato almeno fino al referendum di giugno, il secondo è tornato di attualità in questi giorni passando però sottotraccia, approfittando della guerra in Libia e di quanto sta accadendo nel sud del Paese, con gli sbarchi di immigrati che continuano senza sosta. Non solo. Ha approfittato della “distrazione” degli italiani il Governo per rovesciare l’ordine del giorno lo scorso 30 marzo e far discutere in aula il prima possibile la prescrizione breve che lo stesso premier aveva “promesso” di ritirare.
Un vero blitz “ad personam” contro la giustizia nel tentativo di salvare Berlusconi dai processi. Infatti, se la prescrizione breve dovesse diventare legge, il processo Mills, dove il premier è imputato per corruzione in atti giudiziari, scadrebbe in autunno e molto probabilmente senza una sentenza. Stessa sorte toccherebbe, pochi mesi dopo, al processo “Diritti tv prima parte” (l’accusa è appropriazione indebita e frode fiscale) che scadrebbe agli inizi del 2012.
E se martedì l’urgenza era votare il conflitto di attribuzione alla procura di Milano del processo “Rubygate”, oggi si è tornati a discutere del processo breve e dei suoi emendamenti in una seduta che potrebbe anche prolungarsi fino a notte fonda.
Mentre in aula alla Camera l’opposizione ha scelto di rallentare i lavori con un’azione di ostruzionismo, costringendo Fini ad accogliere le proteste di Pdl e Lega garantendo una minore durata degli interventi, sul testo del processo breve ha discusso anche il Csm basandosi sul testo redatto dal togato del Movimento per la giustizia, Nello Nappi, dopo un confronto con altri consiglieri di Palazzo dei Marescialli.
La tesi sostenuta è che la prescrizione breve avrà l’effetto di una «sostanziale amnistia» per i processi in corso ed inciderà soprattutto su quelli riguardanti i reati contro la pubblica amministrazione e la corruzione. Non solo. «Effetti negativi, a regime», ci saranno anche «per tutti i processi futuri», sottolinea il documento. Già oggi sono 150mila all’anno i processi che si chiudono con la prescrizione, un numero destinato a un «ulteriore aumento», proprio per effetto di questo intervento normativo. Ma non è tutto: l’emendamento Paniz, al processo breve è «in netto contrasto» con i principi sanciti dalla Convenzione dell’Onu contro la corruzione, ratificata dall’Italia, e che invita gli Stati a «adottare le misure necessarie, per ricercare, perseguire e giudicare effettivamente i responsabili di fatti corruttivi». Un fatto tanto più grave visto che «l’Italia è stata già raggiunta da una segnalazione negativa dell’Unione Europea proprio con riferimento alla durata eccessiva dei processi per corruzione», per termini «troppo brevi di prescrizione che determinano frequentemente una ineluttabile estinzione di un così grave reato». Oltretutto la riduzione dei termini di prescrizione «va in direzione opposta» alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. La riforma all’esame della Camera avrà anche un ulteriore effetto negativo, visto che «finisce per costituire un ulteriore traguardo premiale che incentiva ulteriormente atteggiamenti dilatori» da parte degli imputati. Ma c’è di più: «Un raffronto con i sistemi in vigore negli altri paesi sulla prescrizione, dimostra come la nostra disciplina sia quasi unica in Europa e sia destinata a determinare inevitabilmente un gran numero di estinzione dei reati per prescrizione». Peraltro il provvedimento in discussione non prevede «alcun intervento» che possa produrre «ricadute positive» per l’accelerazione dei processi.

I disagi dell’Anm
Nei giorni scorso anche l’Anm ha espresso i propri disagi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sia in riferimento all’annunciata riforma costituzionale della giustizia, che in riferimento ai progetti di legge ordinaria come per la responsabilità civile dei giudici ed appunto la prescrizione breve.
“Abbiamo espresso al presidente – ha detto ieri il presidente dell’Anm Palamara – la nostra forte preoccupazione. Abbiamo fatto presenti quelle che riteniamo le priorità per far funzionare meglio la macchina della giustizia e cioè la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, l’informatizzazione della giustizia, e maggiori risorse. Inoltre abbiamo timore per la riforma che per la disorganicità rischia ulteriormente di danneggiare il processo, in particolare quello penale. Ci siamo quindi soffermati sul tema della responsabilità civile dei giudici che riteniamo sia stato malposto ai cittadini in quanto non è vero che il magistrato se sbaglia non paga”.

In Senato il sì alla “allunga processi”
Se da una parte il Governo parla di “processo breve” proprio per accorciare la durata dei processi, dall’altra agisce esattamente nel modo contrario.
Oggi pomeriggio infatti la commissione Giustizia del Senato ha dato via libera all’emendamento presentato dal capogruppo del Pdl Franco Mugnai al ddl sul giudizio abbreviato. Secondo quanto dispone la norma, verrebbe eliminato il filtro per chiamare testimoni già sentiti “in analogo procedimento” a difesa. In sostanza, il giudice non avrebbe più facoltà di impedire le testimonianze in un processo già acquisite in altri processi per lo stesso reato a carico di imputati diversi ma collegati e passati in giudicato.
È proprio questa sfumatura a far gridare l’opposizione allo scandalo, perché, secondo alcuni senatori di minoranza, la norma è tagliata su misura sul processo Mills. Se la difesa infatti presentasse tutti i testimoni già sentiti nel primo stralcio anche per la parte di processo che riguarda Silvio Berlusconi, significherebbe che il procedimento a carico del premier verrebbe allungato fino a raggiungere la prescrizione. «Questa misura – sostiene Luigi Li Gotti (Idv) – potrebbe avere gravi effetti sul processo Mills visto che la sentenza già passata in giudicato non avrebbe più valore nel procedimento contro Berlusconi».

Di nuovo le intercettazioni
Ma l’attacco alla giustizia da parte degli uomini del premier non ha mai fine. L’altro giorno infatti è approdato in commissione Giustizia un nuovo ddl intercettazioni.
A presentarlo alla Camera è stato un mese fa Maurizio Bianconi (Pdl) che in una riga del primo articolo scrive: “Le attività di intercettazione preventiva e le notizie acquisite grazie ad esse non possono essere menzionate in atti d’indagine, né costituire mezzo di deposizione, né essere altrimenti divulgate”. Secondo i ben informati il ddl potrebbe essere associato a un altro, proposto da Vitali, che punisce i pm e i gip che indagano senza avere competenza territoriale.
Fonte:Antimafia