Ior: milioni di euro nelle tasche delle cricche e un miliardo di persone che muore di fame

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di Giorgio Bongiovanni – 4 febbraio 2011
Solo su 3 dei 50 conti nella sua disponibilità gestionale aveva movimentato circa 25 milioni di euro. Così don Evaldo Biasini, economo della “Congregazione del Preziosissimo Sangue”, ribattezzato, per difetto probabilmente, don Bancomat partecipava attivamente agli affari della cricca di Diego Anemone e Angelo Balducci.
Inizialmente la sua figura, scrive il collega Carlo Bonini su la Repubblica, era stata considerata come marginale rispetto a tutto lo scandalo dell’inchiesta Grandi Appalti. Oggi invece la perizia informatica del Nucleo di polizia tributaria di Roma lo indica come uno snodo fondamentale per gli ingenti passaggi di denaro utili all’ “associazione a delinquere” che transitavano presso le filiali di diversi Istituti di credito, Ior compreso.
A rivelare il reale ruolo del potente economo una chiavetta Usb, esaminata dagli inquirenti, all’interno della quale era contenuto un programma di gestione contabile denominato “wOmar” che ha registrato tutte le tracce delle operazioni bancarie effettuate da don Evaldo a titolo personale, a nome della propria congregazione e per conto dello Ior.
Un esempio. Nella filiale romana della “Banca Marche” dove per altro hanno i loro depositi Angelo Balducci e famiglia così come il gruppo Anemone – scrivono i periti –  “nel solo biennio 2006-2008, sul conto ordinario 713 si registrano movimenti per circa 500 mila euro sia in entrata che in uscita, con assegni per 50 mila euro incassati dalla “Congregazione” su disposizione di Anemone e dalla “Congregazione” girati a Filippo Balducci”. E ancora: “Sul conto ordinario 1562, utilizzato come “transito”, si registrano flussi per 7 milioni di euro e qui passa parte della provvista consegnata a Mauro Della Giovampaola (…) Sul conto ordinario 4630, aperto il 3 marzo del 2006 ed estinto il 7 giugno 2010, vengono movimentati, tra entrate e uscite, 18 milioni di euro (…) Spiccano in ingresso cospicui versamenti di assegni postali dal conto della Congregazione presso piazza san Silvestro per un totale di 7 milioni e mezzo di euro, nonché diversi bonifici provenienti da altri conti della Congregazione per 4 milioni e 200 mila euro, un bonifico di 100 mila euro proveniente dallo Ior il 15 giugno del 2007, versamenti di assegni bancari sottosoglia per 400 mila euro tratti dalla società “Igt” di Bruno Ciolfi (una delle società coinvolte nell´inchiesta, ndr) e prelevamenti di contante per oltre 4 milioni di euro».
E non è tutto. Don Evaldo si prestava anche come cassa continua in nero. Riceveva ingenti somme di denaro e le restituiva maggiorate di interessi, cash, sempre pronte in qualsiasi momento. «Per l´anno 2007, il saldo attivo dare-avere cash di Diego Anemone è di 183mila 739 euro, con un prelievo in contanti di oltre 126mila euro. Per il 2008, di 253mila 910 euro, con prelievi in contanti di oltre 382 mila euro».
Al momento all’attenzione degli inquirenti c’è una movimentazione avvenuta in due tranche tra il 15 e il 18 maggio 2010 per 15 milioni di euro e tra il 20 e il 21 dello stesso mese per 5 milioni di euro tra le casse vaticane e i conti che potrebbero essere riconducibili a Balducci.
Nella nota che documenta l’ispezione finanziaria si legge: “ In data 12 maggio 2010 l´Istituto per il sostentamento del Clero ha aperto presso il Credito Artigiano il conto 49086 che, dodici giorni dopo, viene alimentato con un giro conto di 15 milioni di euro da un altro rapporto acceso dallo stesso Istituto presso la “Finecobank”. (…) I 15 milioni in oggetto vengono quindi girati il 23 giugno 2010 su un conto ancora intestato all´Istituto per il sostentamento del Clero acceso presso la “Banca Prossima (del Gruppo Intesa-San Paolo)».
A dover ricostruire gli eventuali nessi tra le sospette operazioni di violazione delle norme antiriciclaggio che sarebbero state effettuate dallo Ior e il caso Balducci sarà la Procura di Perugia.
In attesa che gli investigatori portino a compimento il loro lavoro, da credente, da Cristiano cattolico, non posso fare a meno di rivolgere il mio pensiero, e ancor più il mio grido di giustizia a tutti quei sacerdoti, umili operatori, che ogni giorno stanno a contatto con la miseria, la povertà e il degrado e raccolgono l’ultimo respiro del disperati del mondo mentre i vertici dell’istituzione vaticana fornicano con il peggio di quella classe dirigente e imprenditoriale che ha trasformato il nostro Paese in un modello di Stato-mafia.
Se mi fosse concesso dal Padre Eterno un solo desiderio, chiederei di poter assistere al giorno in cui Gesù Cristo verrà a giudicare le loro nefandezze, per vedere i loro volti grassi e arroganti arrossire per la vergogna dello spirito e i loro corpi flaccidi tremare per il terrore della condanna per aver tradito i Suoi precetti, ma soprattutto per aver colpevolmente, coscientemente, collaborato a rendere questo pianeta un inferno. Finalmente sarà anche il giorno del sollievo per tutti coloro che, credenti o no, hanno invece difeso la vita e la libertà in ogni sua forma e ad ogni costo.

Fonte:Antimafiaduemila